Solidarietà, Rivelazione, Mistero… dodici grandi finali di grandi film, per riflettere (quasi solo con immagini e musica) su parole chiave preziose per il 2025

Solidarietà, Conformismo, Rivelazione, Ironia, Riconoscenza, Inquietudine, Mistero

Il 2025 si apre all’insegna di tante preoccupanti incognite, dopo un 2024 di guerre, emergenze ambientali, sviluppi imprevedibili delle tecnologie… Oggi più che mai abbiamo bisogno di ispirazione, per riflettere e immaginare il futuro.

Da Charlie Chaplin a John Ford, da Giuseppe Tornatore ai Monty Python, ecco allora dodici grandi finali di grandi film, che quasi solo con immagini e musica  rimandano a parole chiave preziose e attuali.

Con gli auguri di un buon 2025

SOLIDARIETA’ (Orizzonti di Gloria)

Prima guerra mondiale, nella taverna di un paesino appena conquistato dai francesi, l’oste esibisce crudelmente davanti alla truppa una ragazza tedesca terrorizzata, costringendola a cantare. Kirk Douglas ufficiale dal volto umano ha appena tentato inutilmente di evitare l’ingiusta fucilazione per codardia di alcuni suoi soldati, considerati solo carne da cannone dagli spietati  alti ufficiali, e ora guarda disgustato la volgarità di quella sua soldataglia. Ma quando la ragazza inizia a cantare, urli e schiamazzi svaniscono, i soldati gradualmente accompagnano senza parole quella melodia in segno di solidarietà. La musica ha fatto il miracolo: han capito che non ci sono nemici, che come lei sono tutti vittime della stessa guerra. Carrellata incredibile di primi piani di volti straordinari, nel finale di Orizzonti di Gloria (Paths of Glory, Stanley Kubrick USA  1957).   Uno dei più memorabili film antibellici, in Francia uscì solo nel 1975. Christiane Harlan, che interpreta la cantante tedesca, divenne nel 1958 la signora Kubrick, restando con lui sino alla sua morte nel 1999.

 

CONFORMISMO (Nashville)

La star del country, che dava segni di squilibrio da esaurimento nervoso, ha appena subito un attentato. Sul palco del raduno elettorale dove si esibiva è il caos, mentre il pubblico sembra più disorientato che sconvolto di fronte a quel sangue. Ma lo spettacolo deve andare avanti. E nella confusione, la cantante che nessuno prendeva sul serio afferra il microfono e un po’ alla volta, prima sussurrando, poi pian piano cantando, seguita da musicisti, coro e dal pubblico che batte le mani, intona “It don’t worry me” di Keith Carradine.  “Il mondo intero si sta schierando… la vita potrebbe essere una strada a senso unico… potresti dire che non sono libero. Ma io non mi preoccupo”. Diversi premi tra cui un David di Donatello per  Nashville (Robert Altman USA 1975).

 

RIVELAZIONE (Luci della Città)

“Potete vedere adesso?” “Sì io vedo, adesso”. Non è solo riavere la vista, è comprendere con occhi nuovi la realtà. La fioraia un tempo cieca, sognava di vedere un giorno il  suo benefattore, che immaginava ricchissimo, l’uomo che le ha permesso di aprire un negozio e non lavorare più per strada, che ha pagato l’operazione per ridarle la vista. Quando incontra il Vagabondo appena uscito di prigione, che la guarda incantato, tenta di dargli una moneta per elemosina. Ma quando tocca la sua mano capisce che è lui, il benefattore… e porta  quella mano sul suo cuore.  Luci della Città (City Lights Charlie Chaplin USA 1931), film muto con colonna sonora sincronizzata, frutto di un lavoro di maniacale perfezionismo di Chaplin, con riprese durate tre anni, 100 chilometri di pellicola, dissidi con la troupe e persino un temporaneo licenziamento della protagonista ventenne Virginia Cherrill.  Capolavoro assoluto.

 

 

INQUIETUDINE (Sentieri Selvaggi)

E’ durata anni la caccia ai Comanche che avevano ucciso il fratello e la cognata, di cui era segretamente innamorato, rapendo sua nipote. Alla fine, John Wayne nei panni di Ethan Edwards, un reduce della Guerra Civile, spinto da un odio implacabile, vendica le vittime uccidendo gli indiani. Stava per fare altrettanto con la ragazza, che non voleva lasciare i nativi, ma alla fine lei accetta di seguirlo e lui l’affida alla coppia che si prenderà cura di lei. Finale con due piani d’inquadratura: interno della casa, metafora di affetti, sicurezza, amore, dove entra pure con la fidanzata il ragazzo che Ethan da razzista detesta perchè mezzo sangue. Lui resta sulla soglia: entrerà, trovando finalmente la pace? Macchè, si gira e si allontana, ciondolando verso la prateria sullo sfondo: spazio illimitato, incertezza. La sua inquietudine, il suo tormento non sono placati. E la porta si chiude alle sue spalle. Per alcuni è addirittura il miglior finale della storia del cinema, quello di Sentieri Selvaggi  (The Searchers, John Ford USA 1956), oggetto di numerosi saggi,  che come accaduto ad altri capolavori, all’uscita indignò molti appassionati per quei tempi lunghi e quella complessità psicologica così lontani dal tradizionale genere western, di cui è oggi un classico.

 

ALTRUISMO (Hair)

Berger è un capellone hippie che schiude al suo amico Claude, ingenuo ragazzo di campagna chiamato alle armi, il mondo libertario e trasgressivo della contestazione. Generoso al punto di sostituirlo in caserma per concedergli qualche ora da trascorrere con la ragazza che ama, prima della partenza per il Vietnam. Ma la partenza viene anticipata: Berger, pacifista,  è costretto a salire al posto dell’amico sull’aereo che lo porterà in una guerra per lui senza senso, dove verrà ucciso. Claude fa appena in tempo a vedere l’apparecchio che decolla, la sua libertà  è stata pagata con la vita dal suo amico.  Basato sull’omonimo musical di Broadway, Hair  (Milos Forman, Usa 1979)  fu premiato con due David di Donatello e un Golden Globe.

 

EREDITA’ (Nuovo Cinema Paradiso)

Il regista affermato torna nel paesino siciliano che ha lasciato, per rendere omaggio al suo defunto mentore. L’operatore analfabeta che da ragazzino aiutava a proiettare nella sala parrocchiale, costretto a tagliare dalle pellicole baci e scene considerate scabrose, spezzoni che lui aveva tentato invano di rubare: è stato quell’uomo scontroso  a fargli amare il cinema. Così convinto che fosse il suo futuro da nascondergli, quand’era diventato un giovanotto, il messaggio della ragazza che amava, che avrebbe potuto trattenerlo e distoglierlo da quella passione. L’operatore ha lasciato alla moglie una bobina per lui. Il regista se la fa proiettare solo in sala… e scopre il montaggio di tutte quelle scene d’amore tagliate… carrellata memorabile con la strepitosa musica di Ennio Morricone. Oscar per il miglior film straniero e una caterva di premi per Nuovo Cinema Paradiso   (Giuseppe Tornatore,  che nel finale compare al proiettore, Italia-Francia 1988).

 

IRONIA E LEGGEREZZA (Brian di Nazareth)

Cantare una canzoncina allegra che dice  “Guarda sempre al lato positivo della vita” diventa una micidiale satira, se a intonarla sono delle persone crocifisse… Tra i film più dissacranti dei leggendari Monty PythonBrian di Nazareth ( Life of Brian, Terry Jones 1979 Gran Bretagna) fu girato in Tunisia con set e comparse utilizzate due anni prima da Franco Zeffirelli per il suo Gesù di Nazareth. Considerato così irriverente nei confronti della religione, nel raccontare con umorismo la storia di un coetaneo di Gesù, che in Italia uscì solo nel 1991.

 

SEGUIRE IL CUORE (Il laureato)

Sembrava ormai tutto scritto: lei sta per sposare un altro. E invece lui irrompe in chiesa gridando, lei davanti all’altare si gira, incredula, paralizzata. Poi grida pure lei. E fuggono insieme, in autobus. Scena iconica sulle strepitose note di “Sound of Silence” di Simon e Garfunkel, il finale di Il laureato (The Graduate, Micke Nichols USA 1967) Oscar per la regia, con un giovanissimo Dustin Hoffman e Katherine Ross, film che ha preannunciato la stagione della New Hollywood.

 

MENTORI (La La Land)

Lui jazzista, lei aspirante attrice diventata una star, la loro appassionata storia d’amore è finita ma quando si incrociano per caso nel locale affollato, lei resta impietrita, lui al pianoforte non riesce a proseguire.  Quattordici candidature e sei Oscar, oltre a molti altri premi, per La La Land (Damien Chazelle, USA 2016), molto più di una bella storia d’amore con due grandi interpreti, Ryan Gosling ed Emma Stone. Le loro strade si  sono separate ma ognuno ha cambiato la vita dell’altro, contribuendo al suo successo, aiutandolo a superare il momento di sconforto davanti a uno scoglio che sembrava insormontabile. Come fanno i veri mentori.

 

RICONOSCENZA (Once)

Lui chitarrista di strada a Dublino lei pianista, hanno avuto un intenso rapporto artistico, con sullo sfondo un amore platonico. E ognuno ha lasciato all’altro un contributo indelebile di autostima: credere nel proprio talento musicale. Lui se ne va, solo dopo aver fatto recapitare nell’affollato appartamento di lei un pianoforte, per consentirle di non smettere di suonare. Girato a bassissimo costo e con telecamera a mano, pluripremiato, pure con l’Oscar alla miglior canzone (Falling Slowly), “Once”  (John Carney, Irlanda 2007)  l’ho profondamente amato. Per la cronaca, il film ha ispirato l’omonimo musical a Broadway (2011) premiato con otto Tony Awards. Glen Hansard irlandese e Markèta Irglovà ceca (che hanno avuto una breve relazione sentimentale) sono davvero musicisti e non attori (anche se lui era stato fra i protagonisti di The Commitments), suonano ancora assieme, in una band che ha registrato dei tutto esaurito in concerti anche in Italia. Il ruolo di protagonista era stato affidato a Cillian Murphy, attore irlandese protagonista di “Oppenheimer”, che si era rifiutato di recitare con una non professionista.

 

LIBERAZIONE (Qualcuno volò sul nido del cuculo)

Nel manicomio dov’è finito  evitando una condanna ai lavori forzati, McMurphy interpretato da Jack Nicholson diventa un paladino anticonformista e libertario per gli altri pazienti, vessati in un istituto gestito in modo spietato e autoritario, mentre lui non rispetta l’autorità e la sfida costantemente, ammirato come un eroe dagli altri ricoverati. Per questo, dopo una lunga serie di trasgressioni, viene sottoposto a lobotomia. Il nativo americano che lui chiamava Capo Indiano, vedendolo ridotto a uno stato vegetativo  sceglie per lui l’eutanasia e lo “libera” soffocandolo. Poi grazie alla sua forza sfonda una finestra con le inferriate e fugge. Qualcuno volò sul nido del cuculo (Milos Forman Usa 1975) è uno dei soli tre film che riuscirono a vincere i cinque Oscar principali. Potente atto di accusa sulle condizioni dei malati di mente negli ospedali psichiatrici americani, il film per dissensi con la produzione non fu mai visto da Ken Kesey, figura di spicco della controcultura californiana e autore dell’omonimo romanzo che l’aveva ispirato.

 

MISTERO (Oltre il giardino)

Ma com’è possibile? Un uomo maturo rimasto bambino che ha vissuto tutta la sua vita da giardiniere in una villa di Washington e del mondo esterno conosce solo le immagini della tv, per caso finisce ospite di un potentissimo, ricchissimo magnate della capitale, conquistato dalla sua semplicità. In quell’ambiente esclusivo e sofisticato, le sue frasi infantili che richiamano al mondo delle piante, i suoi modi pacati vengono interpretati come segni di straordinaria profondità e saggezza, ognuno proietta significati e metafore nelle sue parole, che si rivelano ideali per la tv, dove alla prima apparizione batte gli indici d’ascolto e diventa una star. Alla fine, mentre i personaggi top della capitale parlano di lui come candidato ideale alla presidenza USA, a una cerimonia funebre conclusa con le parole “La vita è uno stato mentale“,  lui si allontana verso un laghetto, raddrizza un alberello… e con naturalezza cammina sull’acqua! A quasi cinquant’anni dall’uscita, Oltre il giardino (Being There, Hal Ashby USA 1979)  un po’ testamento spirituale di Peter Sellers (qui grandissimo protagonista, che morì l’anno dopo) resta aperto a mille interpretazioni più attuali che mai e in Rete si trova di tutto. Rapporto fra realtà e apparenza, la tv come specchio che deforma, il potere immenso concentrato in pochissime mani, il Folle (o Ingenuo e Puro) che ha un ruolo salvifico, nella tradizione della cultura ebraica e non solo. Mistero affascinante da decifrare. E come sempre, allargare gli orizzonti della conoscenza moltiplica le domande, più delle risposte…