Sindrome del Palio: la metafora creata da Italiani di Frontiera titolo del Rapporto Eurispes 2016!
Due tenniste italiane si contendono un prestigioso trofeo a New York ma in patria si parla solo del premier che va a celebrarle.
Si aprono enormi opportunità negli scambi con l’Iran ma tutta l’attenzione finisce su delle statue sciaguratamente coperte.
Apple apre un centro per formare centinaia di sviluppatori di app a Napoli ma molti la considerano quasi una patacca, perchè non sono veri posti di lavoro…
Ma non è arrivato il momento di ragionare in modo diverso, cominciare a vedere le opportunità, smetterla di litigare e realizzarsi nella sconfitta altrui?
Ecco perchè la Sindrome del Palio di Siena, metafora creata da Italiani di Frontiera finita nel titolo del Rapporto Eurispes, è più attuale che mai…
“Guarda che il Gr2 ha appena parlato della Sindrome del Palio di Siena”, mi dice al telefono Stefano Schiavo, prezioso amico e partner di Italiani d Frontiera e cofondatore a Verona con Nicola Zago di Sharazad.
Breve ricerca online… che emozione, scoprire così che un’idea che ho avuto nel 2009 ha ispirato addirittura il titolo del Rapporto Eurispes 2016 presentato a Roma: La Sindrome del Palio.
“Sindrome del Palio di Siena” è una metafora felice che ho creato nell’ambito di Italiani di Frontiera, nei sei mesi trascorsi fra gli italiani di Silicon Valley. Parola chiave cruciale, nei miei storytelling in conferenze e seminari in tutt’Italia e all’estero, ma pure nei viaggi con gruppi di imprenditori e manager alla scoperta della culla mondiale dell’innovazione con l’Italiani di Frontiera Silicon Valley Tour, che aiutano a capite potenzialità e modi di pensare da abbattere in patria, come ho spiegato in un recente articolo su CheFuturo!
Quelle decine di storie e interviste hanno cambiato la mia vita, aiutandomi a capire non solo i segreti del talento italiano, la cui parola chiave è “Think out of the Box”, la capacità per la profondità della nostra storia e la nostra cultura di ragionare fuori dagli schemi, avere come dice Renzo Piano qualcosa di particolare che ci consente di affrontare la complessità, intrecciando magari competenze diverse.
Soprattutto i veterani di Silicon Valley si erano però concentrati sull’esaminare il rovescio della medaglia. Com’è possibile che produciamo così tanto talento e lo sperperiamo, costringendo molti a realizzarlo all’estero?
Ci sono cattive abitudini da superare per non continuare a mortificare in patria questo patrimonio. Una di queste, il malcostume del realizzarsi nella sconfitta altrui, l’ho sintetizzato con quella formula dopo aver incrociato osservazioni sull’esasperata conflittualità di Federico Faggin, tra i padri del microchip a quelle sull’incapacità di fare squadra di Luca Cavalli Sforza, genetista all’epoca (2008) a Stanford.
Da un conflitto si può uscire con un vincente e un perdente, aveva detto Faggin. Ma ci sono anche soluzioni “win-win” in cui ognuno guadagna qualcosa. In Italia invece c’è una conflittualità così esasperata che si arriva a realizzarsi nel fatto che l’altro perda. Come nel Palio, dove molte contrade che non hanno cavallo e fantino competitivi corrono per far perdere la contrada rivale.
Proprio il Palio di Siena, secondo Cavalli Sforza, rappresentava un po’ il nostro individualismo, mentre tutti gli sport di squadra sono stati creati dagli inglesi e moltipicati dagli americani.
Così è nata la formula, che ho citato pure nel mio libro “Italiani di frontiera. Dal West al Web: un’avventura in Silicon Valley” (EGEA, prefazione di Gian Antonio Stella) uscito lo scorso anno, che la riporta pure nel retro di copertina.
E’ un onore che questa metafora sia diventata di uso comune, dopo esser comparsa online per la prima volta in una breve intervista fattami dalla brava Giulia Battini per YouReporter nel febbraio 2009, quando ero ancora giornalista Reuters.
Ed è una grande soddisfazione, dare ora il titolo al Rapporto Eurispes, vedere gli occhi delle persone quando nelle mie presentazioni accenno alla Sindrome del Palio di Siena: capisco che in quel momento potrei fermarmi e lasciare la parola a chi ho davanti. Ognuno avrebbe un episodio da raccontare, aver avuto una persona a fianco che si è impegnata a far fallire un tuo progetto, magari senza avere nulla da guadagnare… a voi non è mai capitato vero?