Prima di Silicon Valley: Frederick Marrazzo racconta gli italiani di ieri
Quando Palo Alto e dintorni non erano ancora Silicon Valley ma un giardino fertilissimo, che forniva frutta e verdura a mezza America, gli immigrati italiani furono protagonisti del suo straordinario sviluppo agricolo.
Interi gruppi di famiglie trapiantati in una zona che ricordava per clima e geografia il loro Belpaese. Valori forti e forte voglia di riscatto sociale, dalla miseria della madrepatria e dalle discriminazioni del Nuovo Mondo.
Di questo parla “Italians in the Santa Clara Valley”, bellissimo libro di memorie e immagini di Frederick W. Marrazzo , giovane storico e giornalista di origine italiana.
Con Italiani di Frontiera Frederick ha parlato del suo lavoro di ricerca, che continua fra video e interviste.
Qui il video di YouTube.
PRIMI ITALIANI DELLA BAY AREA – I primi italiani arrivati nella Bay Area sono stati probabilmente i missionari gesuiti, alcuni individualmente, dal 1840 in modo piu’ sistematico, importanti per lo sviluppo dell’educazione e della scienza. Ne ha parlato un libro pubblicato a Stanford lo scorso anno
IMMIGRATI – Gli immigrati sono arrivati sulla scia della corsa all’oro attorno al 1850. Magari non facevano i cercatori ma si occupavano di servizi per i cercatori, dai negozi ai ristoranti.
Questi primi italiani erano in prevalenza di origine settentrionale ed abbastanza facoltosi da tentare di avviare una piccola impresa in proprio.
Le vere grandi ondate di immigrazione sono pero’ arrivate tra 1880 e 1920, da tutte le parti d’Italia ma in prevalenza da Genova e Milano. Della comunita’ italiana a San Francisco, il 70% proveniva dal Settentrione. Emigrati che con l’ascesa di Mussolini al potere furono sostenitori del fascismo.
PRIMA DI SILICON VALLEY – Chi si stabiliva nella valle di Santa Clara, che comprende Palo Alto e l’attuale Silicon Valley, era attratto soprattutto dalle possibilita’ offerte dall’agricoltura, con una terra ed un clima che ricordavano l’Italia.
La viticoltura fu iniziata dai francesi ma a svilupparla, dal 1890, furono gli italiani. Che facevano ogni tipo di lavoro: lattonieri, tornitori, spazzini, autisti, erano una forza lavoro. E furono la manodopera per eccellenza, soprattutto nell’industria conserviera, frutta e verdura in scatola, dal 1890 sino a dopo la seconda guerra mondiale, quando molti posti di operaio furono lasciati ai nuovi immigrati, i messicani.
Fu uno sviluppo in alcune zone “a clan”, cioe’ famiglie o gruppi di compaesani concentrati in un’area.
Come i Locatelli di Bergamo a Santa Cruz, per loro simile alla loro citta’. O la famiglia calabrese dei Filice a Gilroy, diventata capitale della coltivazione d’aglio e sede del Garlic Festival, fondato Rudy Melone, figura di grande educatore. Oppure le famiglie di Trabia paesino del Palermitano, trapiantate in blocco nella contea di Santa Clara.
Agli italiani la valle ricordava i loro i villaggi in Italia, per il paesaggio ed il clima mite… fu il passaparola a spingere molti italiani dalla costa est molto piu’ urbanizzata a venire qui: “Andate a ovest”…, forse volevano anche uscire dai ghetti di Little Italy. E forse per questa situazione diversa non c’e’ stato qui un grosso sviluppo di mafia, solo alcun bande criminali ma non cosi’ radicate come a est.
I PRESTITI DI GIANNINI – Molti italiani furono abbastanza intelligenti da comprare la terra da lavorare quando costava poco. E Amadeo P. Giannini, banchiere di origine italiana nato a San Jose’, che fu tra i fondatori di Bank of America, ebbe un importante ruolo, concedendo crediti per acquistare terreni. Che gli italiani comprarono per coltivarli. Non pensavano certo che sarebbero diventati un investimento.
DISCRIMINAZIONI E STEREOTIPI – Non era facile per gli italiani, che erano oggetto di discriminazioni. E durante la seconda guerra mondiale la situazione e’ diventata ancora piu’ dura. C’erano restrizioni, assurde: una legge impose che gli italiani non potessero vivere a meno di cinque miglia dalla costa, non potessero possedere radio ne’ segnalatori luminosi… una paranoia: si aspettavano forse potessero aiutare uno sbarco di Mussolini sulle coste del Pacifico? Ci furono anche internamenti, di cui pochi sanno. Un dramma dimenticato, al quale Lawrence DiStasi, (storico di origine italiana che ho intervistato nel mio programma tv Cronaca) ha dedicato un libro, “Una storia segreta”.
La propaganda di guerra invitava a non parlare “le lingue dei nemici” e questi sono forse stati shock che hanno spinto molti immigrati a rinnegare le proprie origini, a non insegnare ai figli l’italiano e magari nemmeno la storia di famiglia.
C’e’ stata una frattura col proprio passato. Forse ancor oggi molti non si vogliono mescolare a quello che dell’Italia conoscono solo attraverso stereotipi, su malavita e famiglie mafiose, come nei telefilm dei Sopranos. Che non sono il modo migliore per conoscere le proprie origini.
Ed e’ per questo motivo che ho scritto questo libro…
CONTRIBUTO ITALIANO ALL’AMERICA – Durante la seconda guerra mondiale, proprio gli italoamericani sono stati il maggior gruppo etnico, come contributo di uomini al fronte. Nel dopoguerra, con il baby boom ed il consumismo, gli italiani si sono integrati di piu’, volevano diventare americani a tutti gli effetti.
Nel boom sono stati protagonisti nel mondo dell’edilizia, con grandi imprese di costruzioni come De Mattei Construction, Nibbi Brothers, Sovrato Deveplopment, Ferma Corporaton dei fratelli Ferrari.
E mentre ad occupare molti dei posti piu’ umili, nelle imprese di pulizie e nei cantieri, sono arrivati i nuovi immigrati, i messicani, molti italiani sono arrivati al successo, come professionisti, medici, artisti a Hollywood… Ma sono rimasti molto frammentati, come il loro Paese d’origine… non rappresentano ad esempio una forza come gruppo di pressione o di opinione, a differenza di altre etnie.
Cosa sarebbe la California senza i prodotti introdotti dagli italiani? Aglio, broccoli, le alici, lo sviluppo dei pomodori, il vino diventato con loro un’industria…
Molti di questi prodotti oggi vengono dalla valle di Fresno, a sud di San Jose’. Qui nella valle di Santa Clara orti e frutteti sono diventati Silicon Valley. E anche l’ultima industria dell’inscatolamento, la Del Monte, e’ stata chiusa nel 1999 e spostata a Fresno.
Ma gli italiani hanno dato alla California molto piu’ del loro prodotti agricoli e degli edifici che hanno costruito: hanno dato soprattutto i loro valori ed il loro senso di comunita’.
Qui le interviste in video raccolte da Frederick Marrazzo.
blog interessante 🙂