Aggregare i contenuti online, la scommessa di Michele Ursino con Foldier
Una pizza con un gruppo di ragazzi a Genova, durante una temporanea trasferta da Silicon Valley. Un piccolo capitale raccolto fra amici e parenti. Scommettendo su un nuovo software che potrebbe risolvere i problemi di molti utenti, che al computer oggi si trovano a dover riordinare contenuti diversi, sparsi non piu’ sul desktop ma in applicazioni Internet tra loro scollegate. La scommessa e’ quella di Michele Ursino, uno dei soci fondatori di Baia (Business Association Italy America), giovane imprenditore bolognese da anni in California, che ha ideato Foldier, un programma ancora in fase di sperimentazione, per coordinare i diversi contenuti oggi sparsi su applicazioni Internet.
ESORDIO CON LA COMPUTER GRAPHIC – Dopo sei anni di lavoro a San Francisco ho voluto fare qualcosa di speciale, ho capito che era il momento di aprire una mia azienda.
Ero arrivato nel 1999 lavorando per Actify di cui ero vicepresidente engineering e capo della ricerca e sviluppo e sono rimasto oggi collaboratore.
Ma l’esordio negli Usa, dopo i dottorato di ricerca al Politecnico di Milano, l’avevo fatto a Washington nel 1997, lavorando alla HT Medical, una societa’ di prodotti per la salute, per la quale come esperto di computer graphic avevo lavorato ad un programma di simulazione per consentire ai chirurghi di fare pratica con interventi chirurgici virtuali. “Vengo e lavoro gratis per sei mesi. Se vi piace quel che faccio, mi tenete”, avevo detto. E cosi’ e’ andata.
SUPERARE LE BARRIERE DELLA RETE – Dopo gli anni di Actify, del quale sono rimasto collaboratore, a fine 2006 ho iniziato Foldier, senza fondi o connessioni particolari, raccogliendo un finanziamento di meno di 100.000 dollari fra parenti e amici.
L’idea e’ nata dopo aver riscontrato la frustrazione provocata in chi usa il computer dallo spostamento in corso di funzioni dal desktop alla Rete. Prima era solo la posta elettronica, ora anche diverse applicazioni di lavoro e aziendali. Un sistema sempre piu’ potente ma con contenuti sempre piu’ scollegati fra loro.
Di qui l’idea di superare queste barriere e realizzare un sistema per l’utente medio, che organizzi tutti i dati che si tengono online su sistemi diversi, da Flickr a Facebook.
Per ora e’ un prototipo, ma e’ un software molto ambizioso. Sono convinto che Foldier sia un sistema semplice e intuitivo per organizzare i propri dati. E se non dovesse riuscirci, magari qualcun altro che ci riuscira’.
PONTE ONLINE CON L ITALIA – Io lavoro con un gruppo di ragazzi di Genova, incredibili per passione, iniziativa e voglia di fare, un esempio di quelle risorse che in Italia ci sono ma non riescono ad esprimersi. Mentre qui, gli sviluppatori sono le vere star, sono pagatissimi e intoccabili. Una pizza assieme a Natale, un accordo di collaborazione: loro mi aiutano a sviluppare il prodotto da Genova. Ora ogni domenica sera lo passo al computer, discutendo con loro attraverso Skype per due o tre ore del lavoro da fare.
LAVORARE SU INTERNET – Internet procede a ondate, di novita’ e di societa’ nuove: Amazon, Yahoo e magari fra cinque anni altri nomi nuovi che si inseriranno. Certe grosse societa’ che fanno fatica a cambiare marcia, (in un campo che di novita’ vive). Microsoft e’ una delle poche che ci riesce, mentre Yahoo ad esempio non ha capito in tempo l’importanza delle inserzioni pubblicitarie legate alla ricerca online (che ha fatto la fortuna di Google).
TALENTO ITALIANO – Quando sono venuto qui mi aspettavo gente straordinaria, visti i prodotti che vengono realizzati. Un po’ alla volta capisci che qui sono bravi ma noi italiani non siamo da meno. E che in Italia il capitale umano c’e’ ma non viene sfruttato.
Una volta un venditore italiano di Actify mi ha detto: Si vede che questo software e’ fatto da italiani.. ha stile”… Non so se sia vero, certo e’ che altri, come gli indiani, che forse sono meno fantasiosi.
Gli italiani sono bloccati dal passato, che gli americani non hanno, e che sembra svilire ogni novita’. Vengo da Bologna, una citta’ con un centro bellissimo.. ma il resto invecchia. I francesi questo blocco non ce l’hanno, hanno un passato ma per loro non e’ motivo per fermarsi.Qui il resto del post
chi mai sono i genovesi che lavorano a distanza con Michele??? mi incuriosisce molto!
Paolo da Genova