Luca Cavalli Sforza, l’intervista esclusiva di IdF al genetista scomparso, poco prima della sua partenza da Stanford nel 2008
Il 31 agosto 2018 all’età di 96 anni scompariva a Belluno Luca Cavalli Sforza, genetista di fama mondiale, uno dei protagonisti più illustri di Italiani di Frontiera.
Dieci anni prima, agosto 2008, alla vigilia della sua partenza dall’Università di Stanford dove si era trasferito nel 1971 e dove era stato professore emerito, per tornare in Italia, a Milano all”Università Vita-Salute San Raffaele. Italiani di Frontiera lo aveva intervistato, raccogliendo in video le sue riflessioni, sulla sua carriera, la scienza, l’insegnamento, il Paese che si lasciava alle spalle e quello in cui aveva deciso di tornare. Una testimonianza eccezionale, per competenza, profondità di pensiero e umanità, che dopo la sua scomparsa ha un valore ancora maggiore.
Cavalli Sforza ha dato un contributo in più a questo progetto, visto he è stato incrociando le sue osservazioni sull’Italia a quelle di un altro grande protagonista, Federico Faggin tra i padri del microchip e inventore del touch, che IdF ha creato la Sindrome del Palio di Siena, fortunata metafora sull’assurda conflittualità diffusa in Italia, così popolare da essere diventata titolo del Rapporto Eurspes 2016 sullo stato del Paese.
Ecco una sintesi dell’intervista del 2008, che era stata ripresa da Reuters e da AdnKronos sul proprio portale, anche in formato audio, e rilanciata da diversi altri siti.
PADRI E MAESTRI – Ho avuto tre grandi maestri. Il primo, Adriano Buzzati-Traverso (fratello di Dino, giornalista e scrittore ndr) ha capito che la genetica era la biologia del futuro, come oggi sappiamo, e quando io l’ho conosciuto era da poco tornato dagli USA dove era andato per impararla, non avendo trovato nessuno in Italia che gliela insegnasse. Poi due genii in assoluto: R.A.Fisher, professore di genetica a Cambridge, che era un grande genetista e il piu’ grande statistico del secolo scorso. Mi ha insegnato a pensare probabilisticamente. L’altro era un collaboratore stretto un po’ piu’ giovane di me, Joshua Lederberg, autore di contributi fondamentali alla genetica batterica, all’immunologia, all’intelligenza artificiale e altre scienze. Lavorare con i genii non aiuta a migliorare l’opinione di se stessi ma e’ egualmente un grandissimo piacere e stimolo intellettuale. Di genii se ne incontrano pochi e quando capita bisognerebbe riuscire a restarci attaccati.
UN INCONTRO CHE HA CAMBIATO LA VITA – Piu’ di uno, oltre a quello coi tre maestri che ho gia’ nominato. Quando ho fatto il primo corso di genetica all’universita’ di Parma nel 1951-52 ho avuto due studenti eccezionali: Don Antonio Moroni, e Danilo Mainardi, poi divenuti professori a Parma, che hanno ambedue usato bene le loro capacita’ intellettuali per promuovere molte iniziative valide. Su informazioni intelligenti avute da loro ho cambiato campi di ricerca, passando dalla genetica batterica all’evoluzione umana ed alla evoluzione culturale.
ARRIVO NEGLI USA – La prima volta ho passato tre mesi con Lederberg a Madison (Wisconsin) – avevamo collaborato per posta e siamo diventati molto amici. Quando gli hanno offerto di costruire il dipartimento di Genetica dell’Università di Stanford mi ha invitato a fare corsi e mi ha offerto una cattedra. Ha messo vari anni a convincermi e dopo un anno di prova con tutta la famiglia mi sono trasferito qui nel 1971. Stanford e’ un posto eccezionale perche’ oltre ad essere una delle migliori Università degli USA ha anche uno dei climi piu’ belli del mondo e si vive a contatto con la natura. In agosto torno in Italia per ragioni famigliari ma anche perche’ ho progetti interessanti, ma non sara’ facilissimo rientrare a Milano a tempo pieno.
UNIVERSITA’ AMERICANA – E’ la migliore al mondo, seguita a ruota da quella inglese. Prendendo parte ai concorsi per eleggere i professori delle cattedre vacanti ho imparato che cos’e’ la meritocrazia fatta sul serio: ci si scervella veramente per capire qual e’ il candidato migliore. Tutte le decisioni importanti passano al vaglio di un consiglio superiore , fatto di saggi e spesso ricchi magnati locali, sovente ex-allievi dell’università che sono attivi mecenati e vogliono che i loro doni siano ben investiti. Vi sono molte Universita’ di Stato veramente buone, almeno in California, ma le Università migliori sono quasi tutte private. Vi e’ molto mecenatismo e vi sono anche parecchie ricche fondazioni private che aiutano la ricerca.
UNIVERSITA’ ITALIANA – E’ rovinata dai concorsi; malgrado molti tentativi di migliorarli e’ tornata al vecchio sistema, che permette all’influenza baronale di aiutare i propri allievi. In questo modo, non si portano le novita’ si porta la roba vecchia, mentre bisogna saper accettare le idee nuove dimenticando quelle vecchie. Se mettiamo in cattedra i nostri allievi perchè continuino le nostre idee, le Universita’ si fermano. Bisognerebbe che le Universita’ diventassero indipendenti e imparassero a scegliere molto bene i loro professori, che sono la parte piu’ importante del loro patrimonio. Lo Stato da’ aiuti sulla base del numero di studenti, che dipende anche da quanto facili sono gli esami. Dovrebbe darlo invece sulla base dei voti nell’esame professionale di Stato, usandoli per valutare le Università dove hanno studiato. Forse per le Universita’ italiane, il metodo migliore sarebbe che nei concorsi fossero dei professori stranieri a scegliere i nostri.
HI TECH E SOCIETA’ – Come tutta la tecnologia, la high tech bada soprattutto al proprio guadagno, ma almeno a Silicon Valley vi è anche una visione delle necessita’ di preoccuparsi degli altri, come alcune religioni tentano di insegnare. La high tech è ricca di persone intelligenti, e la combinazione con l’altruismo può dare frutti straordinari.
L’IDEA MIGLIORE – E’ quella di coloro che hanno l’intelligenza necessaria per diventare ricchi e a un certo punto divengono anche mecenati (in modo intelligente). In Italia quando i ricchi fanno la carita’, lo fanno in genere in modo egoistico: alla Chiesa, perche’ vogliono comprarsi il Paradiso. O agli ospedali, perchè vogliono essere curati bene. Non c’e’ un buon mecenatismo. Nella Rockefeller University di New York sotto il ritratto di uno dei grandi benefattori vi e’ una semplice iscrizione: L’ARTE DI DONARE.
L’ERRORE PIU’ GROSSO – Investire nella guerra che non ha scopi esclusivamente difensivi, o piu’ in generale ignorare che i malanni piu’ grossi della societaà sono guerre, epidemie e carestie.
CONSIGLIO A UNO STUDENTE – Fare gli sforzi maggiori per trovarsi un maestro molto bravo in una ricerca che piaccia abbastanza da volervi dedicare tutta la vita.
CONSIGLIO A UN IMPRENDITORE – Riuscire a diventare altruisti quando il successo e’ stato sufficiente per poter fare una differenza, e farlo prima di morire, perchè dopo la morte non si ha piu’ controllo sul proprio denaro, e molto spesso finisce male.
ITALIANI INCAPACI DI FAR SQUADRA – Torno in Italia per vari motivi personali, poi in fondo l’Italia e’ un Paese bello, si mangia bene gente simpatica e spesso affettuosa. Purtroppo in Italia non siamo capaci di collaborare, di fare quello in cui gli inglesi sono cosi’ bravi, che e’ il gioco di squadra. Gli inglesi hanno inventato quasi tutti gli sport popolari che sono giochi di squadra, in Italia non sappiamo farlo. Noi non sappiamo collaborare, non ci fidiamo, non siamo abituati a fidarci degli altri. E questi sono difetti che bisognerebbe riuscire a curare.
Siamo anche razzisti? Forse si’ ma il razzismo e’ un fenomeno universale. Bisogna imparare a evitarlo, come si impara a non rubare e a non uccidere. Ricordando magari che le differenze per cui siamo bianchi o neri sono un po’ stupide, non hanno nessuna importanza, magari perche’ noi mangiavamo grano in cui non c’e’ abbastanza vitamina D. Mentre le grandi differenze sono tra individui che compongono una qualunque popolazione.
IL FUTURO DEL MONDO – Il primato economico-tecnologico degli USA è in pericolo per varie ragioni; gli americani sono tra i pochi popoli che sanno cambiare, ma avranno da far fatica. L’Europa sembra un po’ ferma, l’India e la Cina fanno paura per via dei numeri dei loro abitanti, ma in realta’ quelli che contano sono una frazione relativamente modesta: la popolazione urbana, che ha migliori speranze di ricevere una buona educazione.
PRESAGIO E VISIONI – L’evoluzione ha molti amici (tra gli scienziati) e molti nemici (in varie correnti religiose). La diminuzione dell’ignoranza aumentera’ il numero degli amici. Ma avverrà?
L’evoluzione umana è in periodo di fioritura e alcuni umanisti se ne sono accorti, anche in Italia. Cerchero’ di contribuire per quanto posso, nel tempo che mi rimane.
A Cavalli Sforza Italiani di Frontiera aveva dedicato un secondo post nel 2010, in occasione dell’uscita del suo libro “La specie prepotente”.
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