Halloween 2010, ritorno a Palo Alto nella casa natale di Italiani di Frontiera. Poi era successo di tutto…
Palo Alto, 970 Los Robles Avenue: alla vigilia di Halloween 2010, con non poca emozione ero tornato a visitare la casa di Palo Alto, dove Italiani di Frontiera era nato, nei sei mesi trascorsi due anni prima con famiglia (ribattezzata Bonzi.Us con blog omonimo), nel cuore di Silicon Valley.
Beh non è proprio come il leggendario garage di Hewlett e Packard, 367 di Addison Avenue, luogo di nascita di Silicon Valley come certificato da targa in ghisa, che andiamo a visitare ad ogni Italiani di Frontiera Silicon Valley Tour (ci siamo stati pure due settimane fa…). Però per me quella casa ha un gran valore affettivo. Mike e Karen Nanewicz, i proprietari che sono tornati ad abitarci, sono stati amici preziosi. Rivedere stanza per stanza la “nostra” casa mi aveva davvero commosso. E certo assistendo alla “lezione di Mike, che insegnava con perizia ai figli come tagliare la zucca per Halloween, non immaginavo cosa fosse davvero nato, in quella casa.
Il giorno dopo, 1 novembre 2010, eravamo sulla tomba di Carlo Camillo di Rudio, conte bellunese sopravvissuto a Little Bighorn, per celebrarlo con una cerimonia interamente ideata e prodotta da IdF, con a fianco amici preziosi tra i quali l’allora console Fabrizio Marcelli, Franco Folini (Novedge), Phil ed Elaine Pasquini, fotografo e giornalista di talento. Con me ovviamente Cesare Marino, antropologo dello Smithsonian e biografo del conte di Rudio, che aveva girato le scene nella “nostra casa”. Passando poi davanti alla videocamera per la cerimonia al cimitero nel Presidio. Ma non solo: pure per festeggiare le World Series vinte dai Giants. Come è accaduto di nuovo proprio ieri… E dopo quella giornata incredibile ed emozionante, piena di straordinari contrattempi e segnali, ognuno dei quali coincideva con un episodio della persona cui siamo andati a rendere omaggio, il ritorno in Italia. E di lì a poco la decisione di scommettere sull’avventura di Italiani di Frontiera e lasciare il posto fisso, per farne il mio lavoro a tempo pieno.
Ormai non mi stupisco, più, di fili invisibili e puntini uniti da IdF…