Silicon Valley frontiera della mente, per Matteo Fabiano, direttore Baia
Silicon Valley? Una frontiera della mente, dice Matteo Fabiano. Dal Trevigiano alla California, da grandi multinazionali come Hp, Ibm e Procter&Gamble ad una start up made in Italy a San Francisco, Matteo racconta la sua esprienza di general manager di Your Truman Show e di direttore di Baia (Business Association Italy America).
UN PRESAGIO LE MACCHINE DA CAFFE’ – Avevo 15 anni, un’estate mio cugino gia’ grande mi mise a lavorare ad un suo progetto, un laboratorio di manifattura di macchine dal caffe’. Quell’estate passai un sacco di tempo ad assemblarle. Lui aveva fatto i suoi calcoli e perche’ l’impresa guadagnasse occorreva che ogni assemblasse in tempo ridottissimo. Era un vero imprenditore e da ragazzino non capivo cosa avesse in testa e da dove gli venisse questa carica.
Ora che sono a contatto tutti i giorni con imprenditori ho capito che quello spirito, che ti spinge a tentare qualcosa di impossibile, e’ lo spirito imprenditoriale, sorgente del benessere creato qui a Silicon Valley. E che il fondatore di un sito start up non e’ diverso da mio cugino. Per questo ho un rispetto enorme per chi e’ innovatore e ricercatore, e si spinge a fare qualcosa che il 90% ritiene una pazzia…
IMPRENDITORI IN FAMIGLIA – Vengo da una famiglia del nordest, Castelfranco Veneto, Treviso, che conta tanti imprenditori. Liceo Giorgione a Castelfranco, a 19 anni a Milano per Ingegneria al Politecnico. Nel 1996, andando in Olanda con un’associazione studentesca, e’ scattata la molla, la voglia di un’esperienza internazionale. Ho fatto carte false per fare una tesi all’estero. Sempre in Olanda, sulla costruzione di un simulatore di volo avanzato, molto a che fare con psicologia e neurologia, perche’ la mia ricerca riguardava la modellizzazione al computer della percezione del movimento da parte dell’essere umano.
Dopo la laurea, il corso ufficiali in aeronautica a Firenze, poi all’Ibm a Milano, grande scuola, di product management, gestione tecnologica. Ma la voglia di esperienza internazionale che con Ibm all’epoca non si riusciva a fare, mi ha portato allora a Bruxelles per la Procter & Gamble, tecnologia e web, per la gestione di centinaia di siti per conto dell’azienda. Lavoro piu’ manageriale che tecnico, il passaggio successivo e’ stato il master in Svizzera in gestione aziendale a Losanna.
VOGLIA DI START UP – Ai tempi del MBA in Svizzera Lavoravo per Hp e mi sono trasferito qui nella Bay area un po’ per l’azienda e un po’ per mia moglie, nata a San Francisco, che ha la famiglia qui. In realta’ mi piaceva l’idea imprenditoriale, la cultura delle start up e il mondo dell’innovazione. Sino ad allora avevo lavorato per grosse aziende come IBM Procter e Hp, mi sentivo pronto per qualcosa di diverso con una start up. E oggi lavoro in una start up, general manager di Your Truman Show , societa’ californiana, fondata da due imprenditori torinesi, Arturo Artom e Luca Ferrero, progetto in Internet nell’area del video online.
L’IDEA DI YOUR TRUMAN SHOW – Abbiamo identificato una nuova metodologia per estrarre significati e metadati da video postati online ed abbiamo trovato il modo di capire cosa c’e’ dentro un video senza guardarlo…mentre i media si stanno spostando online, ad oggi nemmeno grossi operatori hanno capito come possono monetizzare appieno questa massa di contenuti visti e prodotti da milioni persone ogni giorno… perche’ e’ difficile scoprire i contenuti dei video con sistemi tradizionali come motori di ricerca, per questo diventa difficile piazzare pubblicita’ accanto a un video (come si fa ad esempio con i risultati di ricerca con Google) se non si identifica il contenuto. Abbiamo trovato una modo per individuare questi contenuti e migliorarne la targettizzazione… noi evidenziamo patterns di utilizzo e il comportamento degli utenti dice molto sul contenuto…
Quello della monetizzazione dei video online e’ un mercato in crescita fenomenale, da miliardi di dollari. Inoltre abbiamo un portale e applicazioni per i social network, come Facebook.
AZIENDA IBRIDA – Your Truman Show e’ il classico esempio di start up costituita in California ma che mantiene sviluppo ed engeneering in Italia. Progetto partito a fine 2006, sviluppo iniziato nella prima meta’ del 2007, in estate i primi prodotti, dallo scorso agosto il portale in beta.
LAVORARE TRA ITALIA E USA – La prima difficolta’ per un’azienda che lavora tra Italia e California sono le nove ore di differenza di fuso orario. Poi la distanza fisica: per essere sempre attenti alle novita’ e alla competizione e’ importante il contatto quotidiano diretto, che invece manca. Per il resto, in Italia c’e’ una grande capacita’ tecnica, con vantaggi dal punto di vista della continuita’. Nel senso che una volta che inizi, fai affidamento su un gruppo e paradossalmente la mancanza di mobilita’ e’ un fattore positivo. Mentre in altri Paesi, come ad esempio l’India, con cui lavoravo a progetti nel mio passato recente, avevamo un turn over del 30% dei dipendenti ogni 3 mesi! Con costi occulti elevati, che spesso non vengono messi in conto.
Terzo pregio dell’Italia, l’elasticita’ mentale, specie nel risolvere problemi, che e’ importante nel gestire un problema nuovo, che non hai mai visto prima. Forse fa parte di come noi italiani veniamo educati a scuola. Infine una certa familiarita’ culturale, tra italiani… Anche se tendiamo tutti a globalizzare, capire certe sfumature e’ importante.
DIRETTORE DI BAIA – Nel frattempo, ero arrivato da poco a San Francisco, mi capito’ di andare ad un evento del consolato tedesco. Trovando altri italiani. “Ma com’e’ che non possiamo avere anche noi una rete di collegamento tra italiani, per tenerci aggiornati e incontraci”, chiesi. “Ci stiamo pensando”, fu la risposta. E infatti a fine 2005, parti’ Baia. Business Association Italy America. Iniziativa lanciata da Matteo Daste, Michele Ursino e Giorgio Ghersi, al quale sono subentrato da aprile 2008 come direttore, dopo esser stato nell’esecutivo dalla nascita. Ogni mese oltre 4mila utenti che gravitano attorno all’associazione, con un ramo anche in Italia.
SILICON VALLEY FRONTIERA DELLA MENTE – A Silicon Valley l’innovazione funziona per la combinazione di tanti elementi. C’e’ la ricerca, l’opportunita’ di avere ritorni finanziari grossi, che rende il rischio piu’ appetibile. E ci sono meccanismi di circolazione del capitale non altrettanto sviluppati in Italia, come il venture capital. Un ecosistema molto fluido in cui ogni necessita’ di una piccola azienda in crescita puo’ essere soddisfatta, dagli avvocati ai capitali di ventura. Se un pezzo viene a mancare, il sistema va in crisi, come accaduto nel 2000 quando venuta meno la liquidita’, il sistema, e’ crollato…
Silicon Valley e’ una frontiera geografica ma prima ancora della mente. Quello che potrebbe essere esportabile in Italia da qui e’ prima di tutto un certo approccio mentale… Perche’ al di la’ delle limitazioni tecniche e finanziarie, fondamentalmente chi opera qui pensa in modo diverso. Sembra una banalita’ ma qui il bicchiere e’ sempre mezzo pieno… anche in me stesso ho visto un cambiamento negli anni, da quando sono qui. Si assorbe l’ambiente culturale. Al punto che non ti riconosci piu’, ti trovi una persona diversa. Credo ci voglia del tempo, uno sforzo costante da parte di chi e’ venuto qui a mettersi in gioco. E il primo passo per farlo e’ chiedersi quali siano le azioni da intraprendere, dal punto di vista legale, legislativo, per arrivare a fare innovazione, come creare un ambiente piu’ favorevole per il piccolo imprenditore che prende enormi rischi.
RICCHEZZA DALL’IMPRESA – La ricchezza creata dalla piccola impresa negli Usa e’ di gran lunga maggiore di quella creata da aziende mature. E non parlo solo di posti di lavoro e ricchezza… e per imprenditori, non intendo solo il titolare di un’azienda ma anche chi agisce con un’impresa “mentale”, magari all’interno dell’Universita’, o del governo stesso. Per imprenditoria intendo il mettere al lavoro l’innovazione. Cosa che si puo’ fare sempre, nel mercato o in ambiti diversi, come nel campo della pubblica amministrazione ad esempio.
Con Your Truman Shw nel nostro piccolo stiamo facendo qualcosa che vorremmo altri facessero … L’obbiettivo ovviamente e’ avere successo. Ma nel farlo vogliamo anche rappresentare un esempio, dimostrando come si possa creare una realta’ di successo realizzando dei modelli ibridi che possono essere replicati. Mentre come Baia, una dei nostri obbiettivi e’ proprio quello di facilitare questo tipo di operazioni e lavorare a livello istituzionale per trasferire quanto possibile, anche in Italia, di quel che c’e’ di piu’ innovativo in questa parte innovativa del mondo che e’ Silicon Valley.
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