Addio a Doug, che vide il futuro senza sfera di vetro, in una scatoletta di legno: il mouse

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A Stanford avevano celebrato l’evento nel dicembre 2008, pochi mesi dopo il mio ritorno in Italia e io l’avevo segnalato non su Italiani di Frontiera ma sul nostro blog di famiglia.

Quarant’anni prima, il 9 dicembre 1968, Douglas Engelbart, ricercatore visionario, realizzava a San Francisco quella che è stata definita “la madre di tutte le presentazioni”. Novanta minuti indimenticabili per i mille presenti, che indicarono il futuro. Mentre l’Europa vibrava per le tensioni di un ’68 che prometteva una rivoluzione politica che non c’è stata, a San Francisco si annunciava ufficialmente, senza saperlo, quale sarebbe stata la strada della rivoluzione dei decenni successivi. Tecnologica ma libertaria.

Avete presente Hal 9000, il supercomputer di “2001 Odissea nello spazio”? Cosi’, giganteschi e onnipotenti, si immaginavano negli anni Sessanta i computer del futuro.
Doug sul palco indicò un’altra strada, che avrebbe potenziato non l’intelligenza artificiale in mano a pochi, ma l’intelligenza collettiva. E azzeccò quasi tutto: connettività, ipertesti, finestre sullo schermo… in mano non aveva una sfera di cristallo ma una scatola di legno con rotelle che aveva inventato lui (dopo aver provato comandi a pedale e a… ginocchio): il mouse.

L’altro ieri Doug se n’è andato, a 88 anni. Qui il ricordo su Wired.este_13155305_53200

Ah, chi c’era a una delle telecamere, durante la storica presentazione? Un giovane Stewart Brand, oggi a capo della LongNow Foundation, figura chiave nell’intreccio fra controcultura californiana e tecnologia, autore di quel Whole Earth Catalog da cui Steve Jobs nel leggendario discorso agli studenti di Stanford del 2005 trasse la celebre frase “Stay Hungry, Stay Foolish”.